Resa nota e immortale dalla celebre poesia di Luigi Mercantini, la Spigolatrice è il simbolo di Sapri.
Le spigolatrici erano le donne che si occupavano di raccogliere le spighe di grano rimaste sul campo dopo la mietitura. La spigolatura era una tecnica agraria antichissima volta ad ottimizzare il raccolto del grano. Poiché i mietitori non potevano fermarsi a raccogliere le spighe cadute, questo lavoro era affidato alle fasce più povere della popolazione. In questo modo chi si occupava di questa attività riusciva a racimolare parte del raccolto.
Poeta di origini marchigiane, Luigi Mercantini è celebre soprattutto per la poesia “La Spigolatrice di Sapri” in cui narra le gesta dell’eroica e tragica impresa messa a punto da Carlo Pisacane. Il patriota napoletano, infatti, organizzò la spedizione di Sapri con l’obiettivo di far insorgere il Regno delle due Sicilie contro la monarchia borbonica. Proprio a Sapri, però, il 28 luglio 1857, lui e i suoi uomini furono accerchiati e sconfitti dalle truppe borboniche.
Mercantini, con la poesia del 1858, dà notizia di queste gesta attraverso le semplici parole di una spigolatrice che una mattina, mentre si recava al suo lavoro nei campi, assistette all’avventura dei “300 giovani e forti”.
La statua di bronzo della Spigolatrice, sullo Scoglio dello Scialandro, è stata posizionata in questa meravigliosa location nel 1994. Posta a sud dell’abitato, la scultura osserva il mare e chi proviene da lì, quasi a voler ricordare quello che la donna ha fatto nei versi di Mercantini: osservare quello che accadeva dinanzi a lei.
Il 25 settembre 2021, sul Lungomare di Sapri, l’Amministrazione Comunale ha svelato una seconda statua in bronzo della Spigolatrice. L’opera, realizzata dallo scultore cilentano Emanuele Stifano, ha suscitato qualche polemica per il forte accento posto sull’anatomia femminile. L’artista che l’ha realizzata, però, ha precisato che la statua rappresenta “un ideale di donna” e lui ha voluto “evocarne la fierezza, il risveglio di una coscienza, il tutto in un attimo di grande pathos”.
Arte, mito e storia nelle terre del Cilento di Franco Castiello
“Il Cilento è terra di miti, si frangono nella statue e nei dipinti che li rappresentano e li tramandano. I loro palpiti ci rendono felici vittime di eterna seduzione”.
“Arte, mito e storia nelle terre del Cilento”, l’ultima fatica letteraria di Francesco Castiello, prova a tracciare le linee di collegamento tra arte statuaria, arte pittorica e mitografia nel Cilento.
L’opera curata da Giovanni Odato per la collana Cilento, è impreziosita da una nota di Don Gianni Citro su l’arte prodotto di libertà e da uno scritto di Rosalinda Marcelli su Carlo Pisacane.
Un raffinato pamphlet arricchito dalle fotografie di Pietro Avallone, Fabiana Gerardo e Giuseppe Palladino, che cerca di dimostrare come la cultura possa essere asse di collegamento essenziale tra le zone costiere e quelle interne del Cilento.
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